Marco Falorni
Da Sezione Pianeti UAI.
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Versione corrente delle 18:09, 17 mar 2007
Marco Falorni nacque a Firenze nel 1944, ove dopo aver compiuto studi scientifici si laureò brillantemente in Scienze Giuridiche e in tale settore dette il suo valido contributo in qualità di ricercatore del CNR. Ancora adolescente si appassionò all'astronomia, disciplina che coltivò con amore e costanza fino all'ultimo giorno di vita. Sebbene i suoi interessi astronomici fossero i più disparati, il massimo dell'impegno lo profuse nell'osservazione planetaria, campo di studio che lo vide protagonista indiscusso in Italia e nel panorama internazionale. La sua passione per il cielo si tradusse in professione, come egli aveva sempre desiderato, alcuni anni fa quando iniziò a lavorare per l'Osservatorio Astrofisico di Arcetri dove si occupava della didattica e delle visite pubbliche allo storico telescopio di Amici.
Nella sua decennale attività osservativa produsse una grande quantità di rapporti osservativi, di una qualità grafica e perizia paragonabile soltanto a quella dei più grandi osservatori planetari. La sua abilità nel disegno, accompagnata da una spiccata capacità di valutazione oggettiva e da un ricco bagaglio di conoscenze specifiche, gli hanno consentito di raggiungere risultati degni di nota: basti pensare ai numerosi contributi al Journal della British Astronomical Association, e ai molti interventi presentati ai congressi in Italia e all'estero.
Splendide le sue osservazioni dei pianeti Giove e Marte, che seguì con particolare interesse nell'arco di trenta anni di attività osservativa. Il suo rapporto con l'osservazione planetaria era di stampo classico, ne amava il lato scientifico ma non meno quello artistico e romantico. Coltivò interesse anche per la storia dell'osservazione planetaria e tra i suoi scritti trova particolare rilievo quello sulla "Scoperta della grande macchia rossa di Giove" (Journal BAA, 97, 215 - 1987-).I suoi taccuini di appunti, rigorosamente compilati a matita, sono una miniera di informazioni scientifiche ma non solo: in essi egli annotava, assieme a schizzi e conteggi, riflessioni, pensieri e anche battute di spirito che raccontano molto del suo carattere.
Lo ricordiamo al suo telescopio, un Newton da 20cm in montatura Texerau, da lui ottimizzato per l'osservazione planetaria, di cui andava fiero e che usava spesso e volentieri malgrado la notorietà gli consentisse l'accesso a prestigiosi telescopi come la "grande lunette" di Meudon od il rifrattore di Amici ad Arcetri.Marco si tenne sempre in stretto contatto con i più esperti osservatori di pianeti anche all'estero. Al termine degli anni 60 intrattenne a lungo corrispondenza e si recò a trovare personalmente, in Inghilterra (1969), il celebre e anziano direttore della Jupiter Section W.E. Fox . Più recentemente, nel 1988 a Firenze e nel 1989 durante una visita all'Osservatorio di Meudon, Marco aveva stabilito ottimi rapporti con il Dr. Richard J. McKim, attuale direttore della Mars Section e Vice Presidente della BAA, con Audouin Dolfuss, fino a poco tempo fa Presidente della Commission des Surfaces Planetaires della Societè Astronomique de France, ed anche con il Dr. S. Ebisawa, osservatore planetario di fama internazionale presso l'Osservatorio di Tokyo, con il quale ebbe in seguito frequenti scambi epistolari. I suoi rapporti internazionali comprendevano inoltre numerose associazioni di diversi paesi su tutto il globo.
Parallelamente alla indiscussa abilità di osservatore, Marco era dotato di un grande spirito di iniziativa e di una spiccata capacità organizzativa che adoperò per realizzare un progetto perseguito durante tutta la sua carriera di astrofilo: la realizzazione di un gruppo di osservatori planetari organizzato a livello nazionale. Già agli inizi degli anni '70, assieme ad Ermanno Ignesti prima e con Paolo Senigalliesi, Luigi Pansecchi e il gruppo di S. Vittore (Vacchi, Sassi e Sette) fondava il GOPI (Gruppo Osservatori Planetari Italiani) e portava il suo contributo nell'ambito di un gruppo di osservatori all'epoca ancora ristretto. Il coronamento del suo progetto lo raggiunse nel 1989 quando con con fortunata intuizione fondava la Sezione Pianeti della Unione Astrofili Italiani, accorpando le Sezioni già esistenti (Giove e Saturno) ed aggiungendo ad esse programmi osservativi per Marte, Venere e successivamente Mercurio. In poco tempo la Sezione Pianeti UAI raggiunse una produzione di lavori e raccolse intorno a sè un interesse che andarono al di là delle più ottimistiche aspettative: tutto ciò, senza dubbio, grazie alla chiara linea di conduzione da parte sua, Direttore della Sezione, che mai perdeva di vista il mondo degli astrofili, puntando ad uno stile di osservazione nel quale il divertimento prendesse concreto alimento dal coltivare costantemente un approccio scientifico alla materia. Tramite lui il gruppo di coordinatori dei vari programmi ed i più stretti collaboratori, hanno avvicinato e approfondito il metodo più appropriato per valutare criticamente le osservazioni planetarie, allo scopo di saper trarre da esse le conclusioni più corrette. Proprio la metodologia è stata sempre al centro dell'attenzione: investendo ampie problematiche riguardanti gli aspetti più svariati della conoscenza (da quelli percettivi a quelli storici, culturali), essa è divenuta il principale motore dell'interesse per la materia. Di pari livello Marco valutava l'importanza di saper comunicare il tutto per coinvolgere, far capire, ottenere i migliori risultati.Tra le molte doti di Marco spiccava proprio l'attenzione che egli rivolgeva ai neofiti, in modo particolare ai più giovani che a lui si rivolgevano numerosi chiedendo consigli sulle metodologie osservative, sulla strumentazione da usare, sulla sua scrivania tale corrispondenza non mancava mai. Egli sosteneva che incoraggiare ed aiutare i più giovani a muovere i primi passi "è un dovere sacro" di ciascun osservatore esperto.
Questa sua propensione alla didattica si tradusse nella realizzazione del manuale di osservazione planetaria della Sezione Pianeti UAI ("Osservare i pianeti", supplemento al n. 140 di "L'Astronomia") che purtroppo risulta essere stato il suo ultimo contributo e testamento per i suoi collaboratori e per le nuove generazioni di osservatori.Poco prima della sua scomparsa, dopo essere riuscito ad organizzare bene la Sezione Pianeti, alleggerendosi della conduzione del programma Marte, si sarebbe apprestato a smaltire molto lavoro su tale pianeta rimasto in arretrato, sperava di potersi dedicare più serenamente alla sola direzione e soprattutto di potersi mettere più frequentemente al telescopio. Infine si preparava alla conduzione della UAI come Presidente, associazione che occupava un posto particolare nelle sue attenzioni, convinto assertore del fatto che un'Unione più forte e più presente sulla scena dell'Astronomia della penisola non poteva che tornare a vantaggio di tutti gli astrofili. Di conseguenza, aveva ricoperto in passato vari incarichi nel Consiglio Direttivo della UAI, come responsabile delle attività culturali e come vice-presidente.
Questo era l'astrofilo, ma i molti che lo hanno conosciuto, durante le riunioni della Sezione, i seminari didattici e le altre occasioni di incontro, sentono la mancanza dell'amico, della sua grande umanità che chiara affiorava dietro un carattere apparentemente riservato. Marco, non solo è ricordato per le idee e le iniziative, ma da chi lo ha avvicinato maggiormente, anche per i modi con cui queste sono state proposte e sostenute: l'elegante senso dell'umorismo e l'eloquio convincente, unito alle tinte vivaci della parlata toscana. Poco incline ai compromessi, offriva rapporti chiari alle persone e altrettanta chiarezza esigeva.
Accanto all'Astronomia, riservava parte del suo tempo libero ad altri svaghi (è stato campione italiano di Bridge) ed interessi culturali, quali l'archeologia delle civiltà antiche.L'amico Marco venne a mancare il 23 Dicembre 1995, sopraffatto da una rapida e implacabile malattia. Il suo nome è oggi legato all'Osservatorio del nostro Gruppo, del quale fu l'ispiratore. La malattia ci ha purtroppo impedito di godere ancora della sua compagnia e di apprendere ancora da lui. Raccogliere la sua eredità non sarà cosa facile. Il modo migliore per ricordarlo sarà proseguire con immutati intenti e metodi, garantendo un lavoro di qualità ed il mantenimento di tutte quelle caratteristiche che hanno permesso di raccogliere ottimi risultati dall'amicizia e dal lavoro entusiasta di tanti astrofili.
Da un testo di A. Leo, G. Quarra Sacco, D. Sarocchi.