Mercurio

Da Sezione Pianeti UAI.

Versione delle 19:49, 4 mar 2007, autore: Paolo (Discussione | contributi)
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In quanto pianeta "interno", Mercurio si presenta esattamente come Venere, salvo il fatto di essere ancor più vicino al Sole: non se ne discosta più di 18 o 28 gradi a seconda che le elongazioni avvengano in corrispondenza del perielio o dell'afelio. Il periodo sinodico di circa 116 giorni fa sì che nel corso di un anno terrestre si succedano 6 o 7 elongazioni, non tutte egualmente favorevoli per gli osservatori situati alle latitudini temperate Nord, in relazione all'inclinazione dell'Eclittica sul piano dell'orizzonte. Per rintracciare il pianeta a occhio nudo, le migliori opportunità cadono alla sera durante le Elongazioni primaverili e al mattino durante quelle autunnali, nonostante che esse avvengano in corrispondenza del perielio.

In pratica il disco apparente di Mercurio varia tra 5 e 10 secondi d'arco, e mentre l' aspetto falcato è alla portata di qualsiasi strumento, la possibilità di osservare con profitto l'elusivo pianeta è legata all'utilizzo di un telescopio di almeno 15-20 cm di diametro unitamente a eccellenti condizioni di seeing. Queste ultime dipendono anche dall'altezza dell'astro sull'orizzonte: di qui l'opportunità di osservare alla sera o al mattino col Sole anche alto sull'orizzonte (raramente il seeing è buono intorno a mezzogiorno). Per puntare il Pianeta in pieno giorno valgono le procedure descritte per Venere, con l'avvertenza che l'impresa diviene ardua allorchè la magnitudine, diminuendo, si approssima al valore 1, cosa che avviene quando la fase scende sotto il 30%: contrariamente a Venere, Mercurio raggiunge infatti la massima luminosità in prossimità della congiunzione superiore, quando si presenta di aspetto gibboso, ed è possibile osservarlo anche a meno di 10 gradi dal Sole. La maggiore luminosità favorisce i contrasti, e le macchie mercuriane risultano meglio osservabili sul dischetto gibboso piuttosto che in fase falcata.

Mercurio è un piccolo corpo roccioso, sostanzialmente privo di atmosfera, di aspetto apparentemente assai simile alla Luna di cui è anche non molto maggiore per dimensioni. Il periodo di rotazione è semi-bloccato su quello di rivoluzione, ovvero compie tre rotazioni ogni due rivoluzioni. La rotazione è dunque piuttosto lenta, e le difficili macchie mercuriane sembrano accompagnare lo spostamento del terminatore. Di qui la difficoltà della sua determinazione che fu prima ritenuta analoga a quella terrestre, poi sincrona (Schiaparelli) e infine accertata (58,65 giorni) per mezzo di osservazioni radar. L'errore di Schiaparelli ed ancor più di Antoniadi, il quale ne confermò pienamente i risultati a seguito di un'intensa campagna di osservazioni condotta col grande rifrattore di Meudon, si deve probabilmente a un'altra coincidenza numerica. Le migliori condizioni di osservazione (alla sera come al mattino) ricorrono ogni 348 giorni, che corrispondono quasi esattamente a quattro periodi di 88 giorni e a sei di 56 giorni, col risultato che il pianeta mostra in ognuna di queste occasioni le stesse longitudini. Al telescopio Mercurio appare come un dischetto giallo-rosato, simile alla Luna se avesse un diametro più ridotto di quello osservabile ad occhio nudo ; l'analogia comprende l'aspetto delle macchie che appaiono come una via di mezzo tra le deboli ombreggiature venusiane e i più marcati mari marziani. Un forte ingrandimento è inevitabile, e l' uso di un paraluce, lungo non meno di tre volte il diametro, permette di staccare meglio il disco planetario dal fondo cielo. Le osservazioni di Mercurio ricalcano in qualche misura quelle di Venere: fermo restando l'uso del W15, è raccomandabile la sperimentazione di altri filtri, il controllo della fase, delle cuspidi, e delle macchie d'albedo. Per le stime d' intensità conviene utilizzare la scala standard da 1 a 10..

La mancanza di atmosfera, o la sua estrema rarefazione, sembra escludere l'eventualità di fenomeni temporanei, e lascia perplessi la convinzione che i grandi osservatori del passato avevano circa la realtà e la frequenza di nubi o veli (per Antoniadi si trattava di polveri in sospensione) che oscurano parti del disco , o si manifestano come macchie luminose preferibilmente al lembo. Rispetto alle macchie più stabili, gli osservatori hanno sempre manifestato un notevole accordo: la verifica e il confronto con le immagini trasmesse da Pioneer 10 costituisce dunque un interessante campo d'indagine. E' da notare, in proposito, che la mappatura del pianeta non è completa, e che dunque vi è ancora la possibilità di rivelare da Terra, pur con le difficoltà del caso, dettagli che non hanno avuto osservarzioni ravvicinate da parte delle sonde spaziali.

Il programma Mercurio della Sezione Pianeti UAI è nato nel 1995 e dispone di un'archivio di osservazioni del pianeta effettuate da una ventina di osservatori in Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Germania. Nei reports raccolti si ritrovano molti dei dettagli che compaiono nelle mappe classiche del pianeta; detti particolari risultano meglio visibili utilizzando aperture di 20 cm o maggiori, tuttavia in condizioni di seeing buono anche rifrattori di 8 - 1 cm sono in grado di discernere "qualcosa" sul sempre piccolo disco di Mercurio. Dal materiale finora raccolto si è evidenziata una diversità nell'aspetto delle zone polari; quella Sud viene frequentemente segnalata molto scura o addirittura tronca, mentre quella Nord spesso appare brillante e, quando il pianeta è in fase falcata, non è raro vedere una cuspide protrarsi un po' nell'emisfero notturno. Va inteso che questi risultati non sono definitivi e solo continuando le osservazioni si potranno ottenere risultati significativi.

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