Saturno: tecniche visuali

Da Sezione Pianeti UAI.

Indice

Le stime di albedo e di colore

Disegno e stime di intensità riportate su uno schema.

La valutazione dell'intensità di bande, zone, anelli ed altri dettagli eventuali è affidata ad una stima numerica, come approfondito nella pagina dedicata all'osservazione visuale dei pianeti. Per semplificare la stima e uniformare i risultati, solitamente si pone l'intensità della parte esterna dell'anello B ad un valore pari a 1,0. Si è verificato che questo standard è sufficientemente valido, ovvero che l' anello B presenta un'intensità approssimativamente costante. Tuttavia, non mancano le eccezioni ed occorre sempre verificare che questo valore sembri appropriato. Inoltre, è bene svincolarsi dall'uso dello standard quando gli anelli si avvicinano alla posizione di taglio. In generale, con un'apertura degli anelli (B) inferiore ai 6-7 gradi si ha uno scurimento dell'anello B di alcune frazioni di unità. La stima del colore è certo più difficoltosa, e con piccoli telescopi viene falsata o resa impossibile dall'immagine eccessivamente scura. Occorre comunque molta attenzione per evidenziare la sottile colorazione delle bande e delle zone. L'occhio tende a distinguere delle differenze di intensità più che di colore, ed è frequente che spesso venga indicata una tonalità più o meno intensa di grigio. E' necessario, invece, che si cerchi di distinguere, se possibile, se quel grigio appare proprio neutro o presenta qualche dominante; in quest'ultimo caso si indica col minimo numero possibile di aggettivi (massimo due) il colore che sembra prevalere, data per scontata la sua evanescenza (ad esempio: rosso-marrone, giallo scuro, verde-azzurro, ecc.).

Disegno a colori e stime visuali di intensità dell'anello e della Regione Polare Sud (SPR; vedi Saturno: Nomenclatura) di Saturno.

Osservazioni con filtri

I filtri colorati permettono di evidenziare regioni diverse del globo del pianeta. Un filtro blu chiaro (Wratten 80A o 82A) aumenta il contrasto tra bande e zone, divenendo a volte determinante per l'identificazione delle bande più tenui, come la sottilissima Banda Equatoriale. Analogamente un filtro verde o giallo-verde (Wratten 57, 11) agisce scurendo maggiormente le bande con tonalità rossa. I filtri Wratten 21 e 23A, arancio e rosso chiaro, possono essere usati per scurire le regioni polari.

Attraverso un accurato confronto dell'immagine del pianeta vista con filtri diversi, si possono trarre preziose informazioni sulla colorazione dei dettagli. Chi possiede uno strumento di diametro medio-grande (al di sopra dei 25-30 cm) può tentare utilmente di eseguire stime di intensità facendo uso di filtri. Dal confronto delle stime ottenute attraverso due filtri diversi (ad esempio rosso e blu, oppure verde e rosso) si può risalire alla colorazione ottenendo anche un'informazione quantitativa di importanza non trascurabile. Non conviene utilizzare strumenti con diametro inferiore a quello indicato, poiché l'immagine di Saturno nei piccoli telescopi possiede una luminosità piuttosto ridotta, e l'interposizione di un filtro l'attenua in modo tale da rendere difficoltose (e inaffidabili) le osservazioni e le stime.

Misure di latitudine ed esecuzione di un disegno

La misura della posizione in latitudine delle bande viene ricavata direttamente dalla media di misure eseguite sui disegni del pianeta. Occorre quindi che l'osservatore presti la massima attenzione all'accurato posizionamento delle bande ed alle loro reciproche proporzioni, e verifichi che il disegno eseguito sia coerente con l'immagine telescopica, apportando tutte le correzioni necessarie. E' questa l'unica avvertenza da applicare nel fare il disegno, che peraltro non pone altri particolari problemi. La mancanza di dettagli intricati facilita molto il compito, ed è bene comunque ricordare che ha molto più valore un disegno schematico o appena schizzato, purchè preciso, che non uno molto curato esteticamente ma carente dal punto di vista della rispondenza al vero delle posizioni riportate.

Dettagli transitori e anomalie

Disegno e stime di intensità in corrispondenza della rara ma imponente apparizione di una macchia ovale chiara (WOS) equatoriale.

Può capitare che le bande e le zone presentino delle irregolarità più o meno marcate, come chiazze chiare nelle zone o condensazioni scure nelle bande. Tali dettagli sono piuttosto rari, e non fanno parte della normale routine osservativa. Proprio per questo il loro apparire richiede il massimo impegno per sorvegliarne lo sviluppo e ricavarne posizioni precise, da cui dedurre il periodo di rotazione del pianeta alle latitudini interessate. In proposito ricordo che per Saturno è ufficialmente in uso, per le latitudini comprese tra le due bande equatoriali, il sistema di coordinate detto "Sistema I", che corrisponde ad un periodo di rotazione di 10h 14m 00s (IAU, 1980). Esiste poi un Sistema II, per le rimanenti latitudini, fatta eccezione per le regioni polari, che, anche se non adottato dalla IAU, può utilmente servire come riferimento. Il periodo di rotazione corrispondente e' di 10h 38m 25s (A.L.P.O.).

I dettagli più noti che si ritrovano nella letteratura scientifica sono i grandi ovali bianchi (Great White Spots/Ovals) apparsi in passato a latitudini prevalentemente equatoriali. Si può parlare di veri e propri outbursts di attività, sviluppatisi col loro nascere ed il progressivo espandersi, per la durata di alcune settimane. Talvolta queste anomalie hanno influenzato il comportamento atmosferico delle regioni adiacenti, spostando ad esempio la NEB verso Nord, come è accaduto nel 1903 e nel 1933. Più raramente tali outburst si sono avuti a latitudini elevate: nel 1960 l'attività atmosferica delle macchie chiare ha avuto luogo attorno ad una latitudine di +60, adiacente alla regione polare. Nel 1990 si è avuto un nuovo episodio con la formazione di alcune WOS equatoriali; la prima di queste, in particolare, è stata forse la più appariscente e brillante mai apparsa sul pianeta. Il telescopio spaziale Hubble, all'epoca operativo da pochi mesi, ha fornito immagini particolarmente dettagliate del fenomeno. Il ruolo dei dilettanti, dalla scoperta allo studio dell'evoluzione successiva, non è stato comunque trascurabile.

A parte alcuni casi secondari, pare che gli ovali chiari appaiano con maggiore probabilità nei pressi della longitudine eliocentrica di Saturno intorno a 300°. Se questo corrispondesse a verità, si tratterebbe di un effetto stagionale rilevante che si ripresenta con periodo pari a quello orbitale del pianeta, tuttavia la statistica in nostro possesso non è ancora sufficiente a dare una risposta definitiva, ne' le osservazioni sin qui raccolte sono in grado di mettere in luce compiutamente i meccanismi che innescano le correnti verticali necessarie alla formazione delle nubi di cristalli di ammoniaca che compongono gli ovali chiari.

Quando capita la fortuna di identificare un dettaglio sul disco, occorre stimarne le dimensioni e osservarlo per un tempo più lungo possibile, cercando di determinare il transito al Meridiano Centrale del pianeta. Se non è possibile cronometrare il transito, si esegua un disegno del pianeta riportando con la massima precisione la posizione dell'anomalia osservata, accompagnato dall'istante in cui quest'ultima è stata riportata sul disegno. Inoltre, nel caso si sia ragionevolmente sicuri della presenza del dettaglio, e a maggior ragione in presenza di particolari atmosferici cospicui, è opportuno contattare altri osservatori o il coordinatore del gruppo col quale si collabora.

Normalmente accadrà solamente di sospettare la presenza di dettagli al limite delle capacità strumentali, senza essere sicuri della loro effettiva esistenza. In tal caso è bene precisare, in una nota di accompagnamento del disegno, con quale evidenza sia stata vista l'irregolarità, e quale sia l'attendibilità della segnalazione a giudizio dell'osservatore. Purtroppo una parte di questi dettagli rimane senza conferma, ma in qualche caso l'osservazione contemporanea da parte di più persone può permettere di sciogliere le riserve.

Per quanto riguarda gli anelli, in passato si sono avute segnalazioni di macchie radiali scure sull' anello A, nei pressi delle anse, particolarmente frequenti con gli anelli in inclinazioni intermedie, sulle quali grava il sospetto dell' illusione ottica, come ipotizzato da G. Ruggeri. Più rispondenti al vero potrebbero essere le aree chiare e scure viste talvolta, sempre con andamento radiale, sull' anello B.

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