Storia: i Programmi di Ricerca

Da Sezione Pianeti UAI.

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Indice

Marte

Nel 1988 Falorni suggerì le metodologie per seguire la grande opposizione di Marte di quell'anno [Astr., 4, 1988, pp. 7-10]. Ricordò che le dimensioni del disco comunque ridotte e l'elevata brillanza superficiale fanno sì che le prime osservazioni di questo pianeta, anche per un osservatore esperto, siano spesso scoraggianti. Ma, con calma e pazienza, l'adattamento arriva, e le delicate macchie di Marte cominciano a venire fuori.

In seguito, “...è perfettamente inutile mettersi a rincorrere macchiette e canaletti: è tempo perso”. La base dell'osservazione moderna consisteva nella registrazione accurata della calotta polare e nella sorveglianza di eventi meteorologici (nubi, nebbie, tempeste di polvere) e, legate a queste, le variazioni stagionali e secolari delle macchie di albedo. A tal fine, era opportuno l'uso di filtri colorati, per selezionare livelli diversi dell'atmosfera (violetto, blu, verde, giallo e rosso). Sarebbe stato importante, nell'apparizione imminente, studiare le regressione della calotta polare sud, con la formazione al suo interno di fratture e parti distaccate.

Falorni divenne Coordinatore per l'Italia di “Marswatch '88”, rete internazionale per l'osservazione degli eventi transienti marziani, promossa dalla Planetary Society di C. Sagan, con il coordinamento generale di S. Edberg, che si appoggiava all'International Mars Patrol, creato a suo tempo da C. Capen e gestito dall'ALPO [Astr., 5, 1988, p. 12]. La rete permetteva di coprire al meglio nel tempo le varie longitudini di Marte poiché, per il periodo di rotazione simile a quello terrestre, una determinata regione marziana può restare nascosta al singolo osservatore per molti giorni.

L'anno dopo, Falorni [Astr., 4, 1989, pp. 42-44] riferì della ricezione di ben 614 osservazioni di Marte nella grande opposizione da parte di 34 osservatori, con l'uso prestigioso dei rifrattori di Arcetri e Pino Torinese, e importanti contributi stranieri, visuali (D. Crussaire, S. Ebisawa, R. McKim) e fotografici (I. Miyazaki). Lo stesso Falorni ebbe accesso, grazie ai contatti col celebre astronomo francese A. Dollfus, al rifrattore di Meudon nei giorni intorno all’opposizione marziana del 1988 e produsse alcune osservazioni di grande dettaglio e pregevole fattura.

L'impiego senza risparmio di energie alla Direzione della Sezione ebbe per Falorni un risvolto negativo: nell'analisi dei risultati di Marte si andò accumulando un notevole ritardo. Egli cercò un assistente all'altezza; nei primi anni '90 sembrò trovarlo nella persona del giovane R. Cerreta, ma successivamente la scelta non si rivelò felice. Nel 1994 il cumulo dell'arretrato impose di investire Tanga della responsabilità di Marte, promuovendo il Segretario Testa a capo del programma di Saturno.

Nel 1995 uscì infine un primo rapporto su Marte, apparizione 1992-93, a cura di Tanga [Astr., 6, 1995, pp. 3-12]. Successivamente apparirà anche un rapporto 1994-95 e postumo, come vedremo, un lavoro di Falorni sulla regressione della calotta polare sud nella grande apparizione del 1988.

A coronamento di un decennio di osservazioni, Astronomia presentò infine una pregevole Mappa di Marte basata sulle osservazioni UAI 1988-99, a cura di M. Frassati e Tanga [Astr., n. 4, 2001, pp. 21-27].

Giove

Nel n. 5/1988 di Astronomia, p. 32, Adamoli rese noto di essere stato nominato Responsabile ad interim della Sezione Giove, e chiese di spedire eventuali osservazioni arretrate rimaste nel cassetto.

Adamoli cercò di rilanciare il programma Giove, attraverso la presentazione di nuovi moduli osservativi e un articolo sulla recente fenomenologia del pianeta, che ne sottolineava gli aspetti sempre nuovi [Astr., 5-6, 1989, pp. 25-30]. Non fu possibile recuperare gran parte delle osservazioni dei primi anni '80, mentre si trovò sufficiente materiale per pubblicare un compiuto rapporto dell'apparizione 1985. Dati sparsi delle successive due furono accorpati in un articolo successivo. Le osservazioni tornarono numerose nel 1988-89, apparizione che vide il rilancio definitivo del programma Giove.

Nel rapporto 1989-90, per la prima volta si ebbero a disposizione 8 riprese video effettuate con telecamera CCD, prodotte dal gruppo di Firenze (A. Leo, G. Quarra, D. Sarocchi) con il 30 cm Casségrain dell'Osservatorio di San Gersolé. Questi stessi autori produssero una serie di articoli su Astronomia che illustrarono le potenzialità delle nuove tecniche [Astr., 10, 1991, pp. 11-15] [Astr., 1-2, 1992, pp. 9-16].

Nella misura delle latitudini, le misure effettuate sui disegni apparivano all'epoca ancora competitive con la fotografia, CCD o tradizionale, e l'accordo fra i due metodi appariva discreto (entro i 3°); si avevano scostamenti più significativi in vicinanza del bordo (d'altronde, con le foto c'era un notevole problema di oscuramento del bordo stesso).

Gli anni successivi videro la partecipazione al programma Giove di un numero crescente di osservatori, molte decine, che produssero centinaia di osservazioni per ciascuna apparizione degli anni '90. Nel 1993 Adamoli propose l'adesione all'International Jupiter Watch, che lanciò una campagna intensiva di osservazione a professionisti e amatori per il marzo-aprile di quell'anno. Sempre nel 1993, in una nota interna della Sezione [Bollettino n. 3, 1993] si delineò la volontà di collaborare con gli osservatori tedeschi nella raccolta e aggiornamento del database JUPOS, di cui si è parlato.

Nel luglio 1994 la caduta dei frammenti della cometa Shoemaker-Levy 9 su Giove produsse temporanee gigantesce “cicatrici” scure alla latitudine della SSTZ; apparve un rapporto preliminare di Adamoli in cui, accanto alle osservazioni visuali, rivestivano ormai un ruolo importante le fotografie CCD di vari autori: Quarra, Testa, G. Farroni di Saint-Avertin (Francia) [Astr., n. 5, 1994, pp. 7-11]; gli impatti produssero anche segnali radio [G. Bressan, Astr., 5, 1994, pp. 12-14]. Un rapporto completo di Adamoli sulle osservazioni visuali e fotografiche del 1994 apparve nel n. 1/1996 di Astronomia, pp. 22-29.

Venere

Una proposta di osservazione di Venere apparve sulla rivista a firma di Sarocchi [Astr., 4, 1989, pp. 28-37]. Egli presentò la fenomenologia astronomica e fisica del pianeta, ovvero della sua atmosfera. Cosa e come osservare? Possibilmente di giorno: oltre la fase, tenui chiaroscuri, da evidenziare con filtri opportuni. Si poteva sorvegliare la forma del terminatore e delle cuspidi, eventuali calotte luminose e loro collari scuri, la nota anomalia di fase, la luce cinerea.

Sarocchi e Quarra pubblicarono una nota osservativa sull'elongazione est (serale) di Venere del 1989, mostrando disegni e una fotografia ottenuti da essi stessi e collaboratori dell'Osservatorio di San Gersolé [Astr., n. 1, 1990, p. 40].

Apparve in seguito un primo rapporto sistematico su un'elongazione di Venere, quella est del 1988 (con alcune note sulla successiva elongazione ovest). Si trattava di osservazioni antecedenti l'avvio ufficiale del “programma Venere” [Astr., n. 3, 1990, pp. 21-27]. Vi si parla dell'effetto Schroeter, dell'aspetto generale del pianeta e delle cuspidi, dell'osservazione di alcune irregolarità e di una macchia osservata nell'emisfero oscuro.

Sul n. 2/1991 di Astronomia, p. 40, i responsabili di Venere pubblicarono dei profili per la stima della fase, da usare per confronto diretto con l'immagine telescopica. Una loro prima realizzazione (profili con fase dal 40% al 60%) risaliva al 1984; ora, gli stessi autori presentavano una serie completa di tutte le fasi, prodotta al computer. Questo “metodo del confronto”, a fronte del vecchio sistema di misura sui disegni, consentiva a un osservatore esperto una valutazione più esatta, entro pochissimi punti percentuali.

A seguire, Sarocchi e Quarra pubblicarono un ulteriore rapporto sistematico sulle elongazioni est 1989 e ovest 1990 [Astr., 3, 1992, pp. 15-22], con misure dell'anomalia di fase e registrazione di dettagli del manto nuvoloso. La mole di osservazioni permise una descrizione dei fenomeni mese per mese. Seguirono altri rapporti, più o meno regolari, a copertura delle apparizioni successive.

Saturno

Tanga, da poco subentrato nel coordinamento delle osservazioni di Saturno, produsse un articolo [Astr., 2, 1990, pp. 25-27] in cui invitava a proseguire nello studio del pianeta. Egli ribadì che quest'ultimo, spesso considerato privo di cambiamenti, in realtà li disvela all'osservatore che lo segue con pazienza negli anni: serviva dunque continuare la sorveglianza dell'intensità, del colore e della posizione delle fasce, anche dell'intensità e colore degli anelli. Vi era una metodologia standard che permetteva analisi statistiche e confronti con le osservazioni straniere.

Nel n. 10/1990 di Astronomia, pp. 10-15, Tanga inaugurò i propri rapporti osservativi con quello relativo all'apparizione 1989. Nello stesso numero (p. 25), apparve un suo intervento sui notevoli ovali chiari apparsi nella EZ nel settembre - novembre 1990. In seguito, su [Astr., 10, 1991, pp. 16-23] Tanga produsse un rapporto completo su queste macchie.

Le eclissi e occultazioni mutue dei satelliti di Saturno, che avvengono a distanza di 15 anni, quando si azzera l'inclinazione dell'equatore del pianeta vista dalla Terra, erano un fenomeno a lungo trascurato. Tanga ne suggerì lo studio durante la presentazione degli anelli di taglio del 1995, con un'ampia un'ampia e dettagliata proposta, che si collocava all'interno del programma internazionale “PHESAT95” [Astr., 3, 1994, pp. 42-43] [4, 1994, pp. 25-28] [5, 1994, pp. 18-23]. Un successivo contributo osservativo su questi fenomeni apparve ad opera di M. Damiani e S. Foglia [Astr., 1, 1997, pp. 16-19].

Mercurio

Per le ricorrenti difficoltà organizzative che hanno attanagliato la vita dell'UAI, e portato a volte a una scarsa puntualità nell'uscita della rivista, la Sezione Pianeti si è valsa spesso, come visto, di bollettini interni. Nel 1992-93, ad esempio, ne uscirono alcuni che si appoggiavano editorialmente all'Associazione Astronomica Milanese. In uno di questi [Boll. SP UAI, 1, 1992], troviamo la prima proposta di formare un gruppo di osservatori di Mercurio. La proposta venne da M. Giuntoli, che delineò un'ipotesi degli scopi e delle metodologie osservative.

L'idea rimase sulla carta, finché viene riproposta dallo stesso Giuntoli nel n. 2/1994 di Astronomia (pp. 41-42), articolata stavolta in un più preciso programma di studio, che verrà coordinato dallo stesso Giuntoli. Certo, il piccolo e sfuggente pianeta non proponeva uno studio facile e i risultanti non avrebbero potuto essere eclatanti, ma si pensava di indagare, soprattutto attraverso osservazioni diurne, sospettate anomalie di fase e della forma del terminatore, ed eseguire indagini sui dettagli di albedo. L'anno seguente, Giuntoli curò un primo rapporto che si può considerare “dimostrativo”, che prendeva in esame alcune osservazioni italiane ed estere eseguite nel 1994 [Astr., n. 2, 1995, p. 33].

Nonostante le difficoltà insite nell'oggetto di studio, il programma registrò un successo lusinghiero, e le osservazioni cominciarono a pervenire con discreta continuità; particolarmente numerose, ricche e precise quelle di Frassati. Grazie a queste osservazioni fu possibile produrre sistematici rapporti annuali e infine una mappa di albedo del pianeta, che affiancò e confermò quella di D. Graham [Astr., 6, 1998, p. 18] e anzi la completò, riportando ulteriori piccoli dettagli. L'impegno di Frassati non si è fermato qui, anzi egli stesso sostituì Giuntoli nel 2002 quale coordinatore del programma.

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