Storia: inizi

Da Sezione Pianeti UAI.

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== Nascita della UAI ==
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L'UAI nacque nel 1967 come associazione dei gruppi locali di astrofili. All'inizio non fu strutturata in Sezioni di Ricerca, avendo solo un “Segretario Culturale” (R. Slager) e uno “Scientifico” (P. Andrenelli). Dunque non svolgeva un ruolo di organizzazione di osservazioni specifiche.  
L'UAI nacque nel 1967 come associazione dei gruppi locali di astrofili. All'inizio non fu strutturata in Sezioni di Ricerca, avendo solo un “Segretario Culturale” (R. Slager) e uno “Scientifico” (P. Andrenelli). Dunque non svolgeva un ruolo di organizzazione di osservazioni specifiche.  
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In seguito a queste vicende, il GOPI si scioglie per dare vita alla “Sezione Giove” UAI e il gruppo dei Sassone Corsi venne a sua volta cooptato come “Sezione Saturno” [Astr., 2, 1975, pp. 49-50].
In seguito a queste vicende, il GOPI si scioglie per dare vita alla “Sezione Giove” UAI e il gruppo dei Sassone Corsi venne a sua volta cooptato come “Sezione Saturno” [Astr., 2, 1975, pp. 49-50].
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== Gli inizi della Sezione Saturno ==
Il primo rapporto osservativo che appare sulla rivista sono le “Osservazioni sistematiche di Saturno nell'apparizione 1973/'74”, a cura di E. e P. Sassone Corsi, A. Fabozzi, G. Fuccillo [Astr., 1, 1975, pp.31-39], nel quale “si riportano i risultati ottenuti dalle osservazioni visuali e fotografiche effettuate dal GOPI”. Furono analizzate circa 400 osservazioni fotografiche, ottenute col famoso riflettore da 45 cm dell'Osservatorio di San Vittore (BO), gestito da G. Sette, G. Sassi, C. Vacchi. Le osservazioni visuali (125) vennero, oltre che dal GAN, da una decina di altri osservatori, operanti con rifrattori da 60-108 mm e due riflettori da 12 e 25 cm. Fra questi, troviamo persone tutt'ora impegnate nell'UAI in varie posizioni, quali G. Adamoli, G. Bianciardi, A. Frosina. Si adottò la nomenclatura planetaria della BAA, così come la sua scala visuale di stima dell'intensità di fasce e zone, da zero (brillante) a 10 (nero o fondo cielo).
Il primo rapporto osservativo che appare sulla rivista sono le “Osservazioni sistematiche di Saturno nell'apparizione 1973/'74”, a cura di E. e P. Sassone Corsi, A. Fabozzi, G. Fuccillo [Astr., 1, 1975, pp.31-39], nel quale “si riportano i risultati ottenuti dalle osservazioni visuali e fotografiche effettuate dal GOPI”. Furono analizzate circa 400 osservazioni fotografiche, ottenute col famoso riflettore da 45 cm dell'Osservatorio di San Vittore (BO), gestito da G. Sette, G. Sassi, C. Vacchi. Le osservazioni visuali (125) vennero, oltre che dal GAN, da una decina di altri osservatori, operanti con rifrattori da 60-108 mm e due riflettori da 12 e 25 cm. Fra questi, troviamo persone tutt'ora impegnate nell'UAI in varie posizioni, quali G. Adamoli, G. Bianciardi, A. Frosina. Si adottò la nomenclatura planetaria della BAA, così come la sua scala visuale di stima dell'intensità di fasce e zone, da zero (brillante) a 10 (nero o fondo cielo).
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Nel 1980, una nota della Sezione [Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1980, pp. 6-8] informò che era in corso la campagna osservativa 1979-80, con la presentazione degli anelli di taglio. Gli osservatori venivano stimolati a effettuare le stime di routine e la ricerca di eventuali macchie, inoltre si propose un programma fotografico per la determinazione della forma del globo (per chi aveva un'attrezzatura adeguata) e un programma di osservazione delle eclissi, occultazioni e transiti dei satelliti (in particolare Titano). Veniva ancora vantata un'intensa collaborazione con osservatori americani, francesi, inglesi, spagnoli, svizzeri.
Nel 1980, una nota della Sezione [Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1980, pp. 6-8] informò che era in corso la campagna osservativa 1979-80, con la presentazione degli anelli di taglio. Gli osservatori venivano stimolati a effettuare le stime di routine e la ricerca di eventuali macchie, inoltre si propose un programma fotografico per la determinazione della forma del globo (per chi aveva un'attrezzatura adeguata) e un programma di osservazione delle eclissi, occultazioni e transiti dei satelliti (in particolare Titano). Veniva ancora vantata un'intensa collaborazione con osservatori americani, francesi, inglesi, spagnoli, svizzeri.
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Gli inizi della Sezione Giove
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== Gli inizi della Sezione Giove ==
Si è riferito della nascita del “gruppo di lavoro su Giove” in ambito UAI  [Astr., 2, 1975, p. 49-50]. Falorni scrisse sullo stesso numero della rivista un articolo sulla metodologia dell'osservazione di questo pianeta, che presentava il programma della nuova Sezione [Astr., 2, 1975, pp. 34-40].
Si è riferito della nascita del “gruppo di lavoro su Giove” in ambito UAI  [Astr., 2, 1975, p. 49-50]. Falorni scrisse sullo stesso numero della rivista un articolo sulla metodologia dell'osservazione di questo pianeta, che presentava il programma della nuova Sezione [Astr., 2, 1975, pp. 34-40].
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Gli articoli sull'apparizione 1975-76 e la successiva 1976-77 apparvero sulla rivista [Astr., 3-4, 1978, pp. 70-95], il primo a firma di Favero e S. Ortolani, il secondo a firma Favero e Zatti. I risultati delle successive apparizioni 1977-78 e 1978-79, a suo tempo non pubblicate, appariranno molto più tardi come articoli “on line”, sull'attuale sito web della Sezione Pianeti.
Gli articoli sull'apparizione 1975-76 e la successiva 1976-77 apparvero sulla rivista [Astr., 3-4, 1978, pp. 70-95], il primo a firma di Favero e S. Ortolani, il secondo a firma Favero e Zatti. I risultati delle successive apparizioni 1977-78 e 1978-79, a suo tempo non pubblicate, appariranno molto più tardi come articoli “on line”, sull'attuale sito web della Sezione Pianeti.
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Le osservazioni amatoriali e le sonde spaziali
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== Le osservazioni amatoriali e le sonde spaziali ==
La rivista dell'UAI venne affiancata nel 1979 da un “Notiziario”, inteso come un più agile strumento di comunicazione, soprattutto a beneficio delle Sezioni di Ricerca. Il numero inaugurale [Notiziario di Astr., suppl. al n. 4/1979] è un fascicolo monografico che presentava le Sezioni in quel momento attive. Tale presentazione venne replicata nel Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1982.
La rivista dell'UAI venne affiancata nel 1979 da un “Notiziario”, inteso come un più agile strumento di comunicazione, soprattutto a beneficio delle Sezioni di Ricerca. Il numero inaugurale [Notiziario di Astr., suppl. al n. 4/1979] è un fascicolo monografico che presentava le Sezioni in quel momento attive. Tale presentazione venne replicata nel Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1982.

Versione corrente delle 07:28, 7 mar 2009

Indice

Nascita della UAI

L'UAI nacque nel 1967 come associazione dei gruppi locali di astrofili. All'inizio non fu strutturata in Sezioni di Ricerca, avendo solo un “Segretario Culturale” (R. Slager) e uno “Scientifico” (P. Andrenelli). Dunque non svolgeva un ruolo di organizzazione di osservazioni specifiche.

Pochi anni dopo, questa struttura mostrò i suoi limiti. In un'Assemblea straordinaria, tenutasi a Firenze l'8 dicembre 1974, burrascosa come altri momenti che hanno contrassegnato la vita dell'Unione, venne approvato un nuovo Statuto, che mutò l'UAI da associazione di gruppi ad associazione di singoli soci. Nacque la rivista sociale, “Astronomia”, e fu istituito un “Consiglio Direttivo”, che concepì e stimolò la nascita di “Sezioni di Ricerca”, gruppi di lavoro tematici, ispirati alle omologhe branche in cui si articolavano le maggiori organizzazioni amatoriali straniere, come la BAA inglese, la SAF francese, l'ALPO americana.

In seguito a queste vicende, il GOPI si scioglie per dare vita alla “Sezione Giove” UAI e il gruppo dei Sassone Corsi venne a sua volta cooptato come “Sezione Saturno” [Astr., 2, 1975, pp. 49-50].

Gli inizi della Sezione Saturno

Il primo rapporto osservativo che appare sulla rivista sono le “Osservazioni sistematiche di Saturno nell'apparizione 1973/'74”, a cura di E. e P. Sassone Corsi, A. Fabozzi, G. Fuccillo [Astr., 1, 1975, pp.31-39], nel quale “si riportano i risultati ottenuti dalle osservazioni visuali e fotografiche effettuate dal GOPI”. Furono analizzate circa 400 osservazioni fotografiche, ottenute col famoso riflettore da 45 cm dell'Osservatorio di San Vittore (BO), gestito da G. Sette, G. Sassi, C. Vacchi. Le osservazioni visuali (125) vennero, oltre che dal GAN, da una decina di altri osservatori, operanti con rifrattori da 60-108 mm e due riflettori da 12 e 25 cm. Fra questi, troviamo persone tutt'ora impegnate nell'UAI in varie posizioni, quali G. Adamoli, G. Bianciardi, A. Frosina. Si adottò la nomenclatura planetaria della BAA, così come la sua scala visuale di stima dell'intensità di fasce e zone, da zero (brillante) a 10 (nero o fondo cielo).

Le foto provenienti dall'Osservatorio di San Vittore sono il risultato di una tecnica altamente sofisticata, tanto più per l'epoca. Con l'interposizione di un “obiettivo cinematografico” della focale di 13 mm, l'asse maggiore degli anelli venne riprodotto sull'emulsione lungo circa 1 cm. Si usarono pellicole Kodak (RAR 2498, sensibile fino a 640 nm; Microfile con grana estremamente fine; High Speed Infrared che, con l'interposizione di un filtro RG5, dava un dominio spettrale fra 670-950 nm; le pose andavano da 2 secondi per la prima emulsione a 10 secondi per la terza). Inoltre: “Sulle emulsioni è stata impressionata una scala fotometrica tarata, di 11 gradini, per la determinazione della curva caratteristica della pellicola utilizzata; sono state anche impressionate la data, l'ora e l'esposizione di ogni singolo fotogramma (...) Per migliorare la risoluzione dei fotogrammi, si è ricorsi alla tecnica della sovrapposizione (da 4 a 6 fotogrammi) che ha permesso, soprattutto per i rilievi delle latitudini, una notevole precisione. Il materiale così ottenuto è stato analizzato al microdensitometro dell'Università di Bologna; i rilievi sono stati eseguiti lungo l'asse maggiore e l'asse minore degli anelli.” Si noti che lo “stacking” di più immagini non è invenzione di oggi!

Nelle conclusioni del rapporto: “Ci sembra opportuno ribadire la validità delle osservazioni sistematiche dei pianeti. In particolare, le osservazioni visuali hanno indubbio valore per studi statistici realizzati su lunghi archi di tempo, laddove è possibile porre in risalto eventuali periodicità di certi fenomeni e stabilirne le relative cause chimico-fisiche. Le osservazioni fotografiche, invece, possono dare, soprattutto se realizzate in varie regioni dello spettro, risultati a più breve scadenza e riguardanti più da vicino la struttura morfologica del pianeta. In questa stagione osservativa, ad esempio, i risultati più palesi ottenuti dalle osservazioni fotografiche sono la diversa luminosità del globo e della SSTB nelle diverse zone spettrali in cui si è fotografato. I risultati delle osservazioni visuali possono sembrare poco significativi se considerati isolatamente, ma si possono rivelare utili allorché si voglia fare un lavoro di sintesi che conglobi più anni di osservazione.”

Rapporti analoghi si susseguirono con regolarità negli anni successivi.

Nel 1975, il gruppo allacciò contatti con l'astronomia francese, in particolare il prof. J. Dragesco (SAF), che mise a disposizione foto di Saturno effettuate con il 105 cm dell'Osservatorio del Pic du Midi, e G. Viscardy, che produsse foto con un riflettore da 52 cm. Le immagini vennero analizzate al microdensitometro, per la fotometria lungo gli assi maggiore e minore del pianeta e degli anelli.

Nel frattempo, le ricerche italiane su Saturno vennero pubblicate anche sul giornale dell'americana ALPO (“The Strolling Astronomer”), inaugurando una consuetudine che continuerà negli anni sia per i rapporti di Saturno, sia per quelli di Giove, e che porterà il lavoro degli osservatori italiani a essere conosciuto e apprezzato in sede internazionale.

Gli osservatori italiani venivano regolarmente informati dell'attività tramite un bollettino interno; era a disposizione anche un servizio di distribuzione di copie di articoli scientifici che apparivano sulle principali riviste professionali.

Il rapporto su Saturno 1974-75 [Astr., 1, 1977, pp. 49-56] vide l'analisi dei risultati di quasi 30 osservatori visuali, più fotografie nel violetto, nel giallo e nell'infrarosso, ottenute col riflettore di Anacapri dai Sassone Corsi e A. Fabozzi. Vennero usate pellicole Kodak: Tri-X-Pan con filtri W34 (dominio spettrale 370-500 nm) o W9 (460-650 nm), e High Speed Infrared + filtro W89B (670-950 nm). Le foto furono compositate (fino a 4) e analizzate al microdensitormetro Joyce-Loebl dell'Istituto Nazionale di Genetica e Biofisica di Napoli.

Il 5 marzo 1978 E. e P. Sassone Corsi osservarono una macchia chiara nella EZ di Saturno, confermata successivamente l'11 e il 13. Se ne dette una primo annuncio sul n. 1/1978 di Astronomia, p.19, cui seguì una comunicazione più esauriente [Astr., 2, 1978, pp. 21-23], in cui si riferì della collaborazione con astrofili britannici per meglio definire il periodo di rotazione. Le osservazioni vennero comunicate anche in USA e Francia. Apparve un ulteriore resoconto nel rapporto annuale di quell'apparizione [Astr., 1, 1979, pp. 5-12].

Verso la fine degli anni '70, gli aderenti al gruppo erano saliti nominalmente a 50, ma va detto, e sarà sempre così, per tutte le Sezioni di Ricerca UAI, che a un alto numero di iscrizioni faceva riscontro un numero molto minore di osservatori effettivamente attivi. In questi anni il totale degli soci UAI stenta a raggiungere i 500.

I Sassone Corsi lanciarono nel 1976 un programma riguardante la variabilità spettrale di Titano, ovvero lo studio della luminosità del satellite confrontata, visualmente, attraverso filtri rossi e blu (W25 e W47). Tale campagna si svolse in collaborazione con la Sezione Stelle Variabili e con la Saturn Section della BAA. Si allacciarono contatti con il Direttore di tale Sezione, A. W. Heath, e con i francesi della SAF (J. Dragesco, C. Boyer, A. Dollfus, J. Rosch). Ne sortì un articolo finale che riportava una possibile modulazione del colore con la posizione orbitale, dall'analisi di circa 260 osservazioni 1977-78 e 1978-79, effettuate da italiani, spagnoli e inglesi [Astr., 1, 1982, pp. 10-14].

Per quanto riguarda la metodologia osservativa, i Sassone Corsi provano a riconciliare le intensità luminose stimate sulla scala europea e quella americana (usata anche in Giappone); quest'ultima ribalta il verso della luminosità dei gradini da 0 a 10 (zero è nero, 10 è brillante). Confrontando stime eseguite sulle due scale in 4 diverse apparizioni, essi trovano una formula empirica di trasformazione [Astr., 2, 1978, pp. 21-23].

Le apparizioni 1975-76, 1976-77 e 1977-78 di Saturno videro la collaborazione di J. Dragesco dal Pic du Midi, F. Jetzer da Bellinzona, A. Sanchez Lavega da Bilbao, G. Viscardy da L'Escarène; inoltre, degli spagnoli J. N. Alcalà e C. Schnabel, e del britannico P. Doherty. Si evidenziarono variazioni di intensità e latitudine di alcune fasce del pianeta.

I Sassone Corsi furono ospiti a Meudon nel settembre 1978, invitati dai prof. Dollfus e Servajean, e vi consultarono l'archivio dell'IAU Planetary Photographic Center, con l'intento di ricavare dati per future analisi di variazioni a lungo periodo. Questa visita produrrà un articolo sulle variazioni apparenti delle dimensioni degli anelli nel '900 [Astr., 3, 1981, pp. 3-9]. Alcune variazioni, in funzione dell'angolo di apertura degli anelli e del tempo, sembrarono in parte spiegabili con il miglioramento delle tecniche fotografiche nel corso del secolo. Un ulteriore articolo [Astr., 3, 1982, pp. 25-34] considerò invece le misure di latitudine dei bordi delle fasce e delle regioni polari, confrontate con dati di E. Reese e altri. Apparve un'evidente variazione dei bordi di SPR e NPR in funzione dell'inclinazione anulare e fluttuazioni meno pronunciate e difficilmente interpretabili di SEB e NEB.

Nel 1980, una nota della Sezione [Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1980, pp. 6-8] informò che era in corso la campagna osservativa 1979-80, con la presentazione degli anelli di taglio. Gli osservatori venivano stimolati a effettuare le stime di routine e la ricerca di eventuali macchie, inoltre si propose un programma fotografico per la determinazione della forma del globo (per chi aveva un'attrezzatura adeguata) e un programma di osservazione delle eclissi, occultazioni e transiti dei satelliti (in particolare Titano). Veniva ancora vantata un'intensa collaborazione con osservatori americani, francesi, inglesi, spagnoli, svizzeri.

Gli inizi della Sezione Giove

Si è riferito della nascita del “gruppo di lavoro su Giove” in ambito UAI [Astr., 2, 1975, p. 49-50]. Falorni scrisse sullo stesso numero della rivista un articolo sulla metodologia dell'osservazione di questo pianeta, che presentava il programma della nuova Sezione [Astr., 2, 1975, pp. 34-40].

Falorni argomentava: “La validità scientifica delle osservazioni visuali dei pianeti viene oggi sovente contestata, al punto che alcuni astronomi, professionisti e non, giudicano tale attività del tutto superata dai tempi.” Tuttavia, “...l'esplorazione strumentale ravvicinata del pianeta compiuta nei mesi scorsi dalla sonda Pioneer 11, se da un lato ha fornito informazioni preziose e in parte anche sorprendenti, non ha però migliorato sensibilmente le conoscenze morfologiche del pianeta “ottico” né, tanto meno, sembra aver fornito alcun nuovo elemento per interpretarne fisicamente la fenomenologia peculiare.”

Falorni ricorda l'evoluzione significativa della tecnica fotografica, esemplificata dai risultati dell'Osservatorio di San Vittore. Falorni propone che la Sezione Giove conduca osservazioni sia fotografiche che visuali ma, considerando l'estrema specializzazione delle prime, si sofferma sulla metodologia visuale, enunciando gli standard necessari per la comunicazione e la gestione delle osservazioni. Richiama la nomenclatura nota del pianeta, sostanzialmente quella del Peek [B. M. Peek, The planet Jupiter, Faber & Faber, London, 1958], e introduce una scala di valutazione del seeing che ricalca quella di Antoniadi, ritenuta sufficiente e di facile applicazione per gli scopi prefissi (“...né ci sembra utile distinguere fra trasparenza dell'aria e turbolenza”). Viene poi descritta la tecnica di stima dei transiti al Meridiano Centrale, per la determinazione delle longitudini. Se ne enfatizza l'importanza: “... questa attività deve essere considerata prioritaria rispetto a ogni altra, ivi compresa l'esecuzione dei disegni, che pure è molto importante, specialmente se il seeing è buono.”

L'attività della Sezione Giove si dedicherà negli anni successivi soprattutto alla produzione di misure di posizione: latitudine delle bande, e, attraverso stime visuali dei tempi di transito al Meridiano Centrale, la longitudine delle macchie, allo scopo di produrre grafici tempo-longitudine. Ci si dedicò alla ricerca di periodicità e correlazioni (con la posizione orbitale, con l'attività solare), in particolare per la GRS e le tre “white oval spot” a lunga vita BC, DE, FA; furono prodotti articoli da Senigalliesi, Favero, P. Zatti [Astr., 3, 1977, pp. 45-57] [Astr., 3, 1979, pp. 3-12] in cui tali correlazioni, soprattutto con il periodo orbitale, sembrarono, se non accertate, fortemente sospettate.

A fine anni '70 anche la Sezione Giove, come quella di Saturno, produsse rapporti annuali presentati ai Congressi UAI e pubblicati su “Astronomia” e sulla rivista dell'ALPO. Ogni anno si raccoglievano osservazioni dell'ordine del centinaio, da parte di qualche decina di collaboratori visuali, cui si aggiungeva il prezioso e regolare contributo fotografico dell'Osservatorio di San Vittore. Anche per Giove si lamentò la sproporzione fra iscritti nominali alla Sezione e osservatori realmente attivi. Si sottolineava che ogni osservatore avrebbe dovuto contribuire con più delle 5-10 osservazioni annue che di norma inviava [Astr., 2, 1977, p. 27-28].

Nel 1976 la responsabilità della Sezione passò a Favero, coadiuvato da Senigalliesi. In una lettera del 17 gennaio 1977 [Astr., 1, 1977, p. 74], Falorni annunciò l'avvicendamento, “con rammarico” per esserne stato costretto dalla “concorrenza degli impegni di lavoro e familiari”, ma “con soddisfazione” per il nome del successore, “... il quale, per qualità personali, lunga esperienza e introduzione negli ambienti astronomici, sarà certamente in grado, col concorso di noi tutti, di assicurare alla Sezione la prosperità che merita in relazione alle potenzialità esistenti.”

Per l'apparizione 1975-76 furono messe a disposizione anche fotografie ottenute al riflettore da 182 cm di Asiago. Si registrò un'intensa attività atmosferica sul pianeta (venne ricavato il periodo di rotazione di circa 100 macchie): si assistette a un “risveglio” (“Revival”) della SEB, all'eruzione del jetstream sul bordo sud della NTB e a fenomeni di colorazione ad alcune latitudini. Gli osservatori usarono tipicamente riflettori da 15-30 cm e, in minor numero, rifrattori da 8-12 cm.

Favero produsse una messa a punto della metodologia osservativa nel n. 4/1977 di Astronomia, pp. 12-19. Da un lato, egli affermò, questo tipo di osservazioni “...richiede l'uso di una grande capacità di autocritica. Infatti, anche l'osservatore esperto può rilevare a volte deficienze di rendimento”; dall'altra, tuttavia, trovò un buon accordo fra i dati di osservatori diversi e con le immagini ottenute all'Osservatorio di san Vittore.

Fornì indicazioni e suggerimenti per i disegni, le stime di intensità e colore, la nomenclatura, i transiti (per migliorare l'affidabilità di questi ultimi, suggerì di ruotare la testa durante le stime, o eventualmente ruotare l'immagine con uno specchio o un prisma, in modo da valutare la posizione dei dettagli sia con le bande del pianeta presentate in orizzontale, sia in verticale). Suggerì di eseguire stime di intensità attraverso due filtri, ad esempio rosso e blu, dal cui confronto trarre suggerimenti sui colori.

Venne ribadito l'uso della scala del seeing da 1 a 6 introdotta da Falorni, aggiungendo un gradino “zero”, definito per “immagini perfettamente calme, con particolari minutissimi osservabili in ogni momento”. Il seeing 6 corrisponderebbe a una serata inutilizzabile (“immagini agitatissime o completamente sfocate; difficile perfino definire la struttura a bande”). In alternativa, si propose di usare la definizione dei dischi dei satelliti medicei, il cui diametro va da 0.5” a 2” d'arco. Il seeing avrebbe dovuto essere valutato migliore di 0.5” quando tutti i satelliti mostrassero il loro disco perfettamente definito, anche per lunghi periodi di tempo, peggiore di 2” quando tutti i satelliti apparissero sdoppiarsi o sfocarsi; il seeing sarebbe stato 1” quando il satellite da 0.5” risultasse sdoppiato, quello da 2” si vedesse bene.

Infine, suggerì la lunghezza ottimale delle osservazioni (circa 2 ore) e la miglior frequenza delle stesse: un solo osservatore avrebbe dovuto effettuare almeno 80 osservazioni annue per coprire in modo sufficiente i fenomeni ma, lavorando in cooperazione, si poteva richiedere a ognuno di produrre 10-40 osservazioni all'anno.

Gli articoli sull'apparizione 1975-76 e la successiva 1976-77 apparvero sulla rivista [Astr., 3-4, 1978, pp. 70-95], il primo a firma di Favero e S. Ortolani, il secondo a firma Favero e Zatti. I risultati delle successive apparizioni 1977-78 e 1978-79, a suo tempo non pubblicate, appariranno molto più tardi come articoli “on line”, sull'attuale sito web della Sezione Pianeti.

Le osservazioni amatoriali e le sonde spaziali

La rivista dell'UAI venne affiancata nel 1979 da un “Notiziario”, inteso come un più agile strumento di comunicazione, soprattutto a beneficio delle Sezioni di Ricerca. Il numero inaugurale [Notiziario di Astr., suppl. al n. 4/1979] è un fascicolo monografico che presentava le Sezioni in quel momento attive. Tale presentazione venne replicata nel Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1982.

Una verifica dell'1 aprile 1980 [Notiziario di Astr., suppl. al n. 1/1980, pp. 18-19] dette un elenco di ben 41 soci UAI nominalmente iscritti alla Sezione Giove, 35 alla Sezione Saturno. In realtà, come detto, gli osservativi attivi erano una frazione minoritaria.

In un intervento successivo alle osservazioni delle sonde Voyager [Notiziario di Astr., suppl. al n. 4/1979, p. 6], Favero ebbe una nota poco ottimista: “Le recenti missioni spaziali e quelle previste per il 1982 (Galileo) porteranno probabilmente ad una revisione, se non addirittura ad una sospensione, del lavoro della Sezione.” Detto che la missione Galileo, come noto, giungerà su Giove solo nel 1995, si preparavano comunque stagioni meno favorevoli perché il pianeta, per alcuni anni, sarebbe sceso a declinazione negativa.

I Sassone Corsi, dal canto loro, videro maggiori prospettive. Nel 1980 proposero l'adesione al programma internazionale ISVTOP (International Saturn Voyager Telescope Observations Programme), analogo all'IJVTOP del 1979, svoltosi in concomitanza con i sorvoli di Giove [Notiziario di Astr., suppl. al n. 1/1981, pp. 10-12]: Essi sottolinearono che “...nonostante gli incredibili risultati delle missioni Pioneer e Voyager 1, le osservazioni di Saturno con metodi tradizionali vengono ritenute ancora fondamentali per mettere in evidenza tutti quei fenomeni di lunga periodicità caratteristici di variabilità stagionali nell'atmosfera. Tali fenomeni sono impossibili da rilevare mediante sonde interplanetarie perché molto lunghi nel tempo. Pensiamo che il futuro delle osservazioni planetarie da terra sia essenzialmente questo.”

Senigalliesi scriverà in seguito [Notiziario di Astr., suppl. al n. 3/1981, pp. 1-2]: “I successi delle sonde Pioneer e Voyager non hanno reso inutili le osservazioni con telescopi da terra, in quanto occorre assicurare continuità nella raccolta dei dati, cosa che le sonde non possono fare.” Citò a sostegno il parere di P. Moore apparso sul “Journal of the BAA”.

Anche Adamoli, al momento di succedere ai Sassone Corsi alla guida della Sezione Saturno [Notiziario di Astr., suppl. al n. 2/1982, pp. 4-9], ribadì le ragioni per proseguire le osservazioni da terra con strumenti anche amatoriali, citando ancora le campagne IJVTOP e ISVTOP, e ricordando che Saturno in particolare ha un periodo stagionale lunghissimo, quasi 30 anni; “...dall'età di Schiaparelli, che segna un po' l'inizio delle osservazioni planetarie sistematiche, Saturno ha fatto solo tre giri intorno al Sole. Il lavoro dunque non mancherà né a noi né, presumibilmente, alle generazioni future.”

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